Le Peonie e Sa tanca ‘e Santu Ainzu – Thiesi
- Data ed ora: domenica 14 Aprile 2024 alle ore 08:30
- Ritrovo: Ritrovo consueto alle ore 8:30 nel parcheggio di via Sassari Budapest (ex Tie Break). Partenza ore 9:00 precise
- Durata: Circa tre ore, considerate anche le soste
- Difficoltà: T/E.
- Dislivello: Trascurabile. L’escursione è quasi tutta in piano, con leggere salite e discese.
- Accompagnatori: Pietro Paolo Porqueddu; Silvio Lampus
Escursione n. 6 GRUPPO SENIORES in sostituzione della Thiesi – Nuraghe Frenestras – Su Pianu de S’Abile dello scorso 24 marzo
Prenotazione: È possibile prenotarsi al numero 3289022644 (Nunzia Campus). Occorre specificare se si desidera anche pranzare nell’agriturismo.
Trasferimenti: auto proprie. Ritrovo consueto ad ore 8:30 nel parcheggio di via Sassari Budapest (ex Tie Break). Partenza ore 9:00 precise.
Percorso stradale SS 131 fino al bivio di Siligo. Imboccato il bivio si procede lungo la strada provinciale n. 41 bis fino a Siligo; dall’abitato di Siligo si arriva a Bessude e da qui (lungo la s. p. 23) alle porte di Thiesi, al ristorante Il Cavallino Rosso, luogo di appuntamento anche per chi non proviene da Sassari. Alle 9:45 circa, dopo la breve sosta al “Cavallino Rosso”, partiamo verso la strada per Ittiri (SS 131 bis). Dopo circa 2,5 km troviamo, alla nostra destra, l’ingresso di una strada sterrata, ma dal buon fondo, con l’indicazione Agriturismo Sa Tanca.
Si percorre in auto la strada sterrata per circa due Km e si arriva ad un vasto parcheggio sterrato, immediatamente al di sotto dei fabbricati della antica azienda agricola.
Qui si parcheggiano le auto. Inizia la nostra escursione.
Descrizione itinerario a piedi.
Visitiamo anzitutto un furraghe, cioè un forno per la cottura e preparazione della calce, dalla abbondante pietra calcarea della zona. Proseguendo nel bosco vedremo le prime peonie, in fiore. Più avanti ancora un furraghe, di maggiori dimensioni ed altre peonie.
Torniamo indietro e visitiamo una cava di cantoni, rinomata per la pregiata qualità della pietra calcarea, utilizzata fra l’altro per la realizzazione del palazzo comunale di Thiesi.
Avremo la possibilità di vedere, fra le tante numerose querce, un leccio che è uno dei più grandi della Sardegna., ed un ultimo furraghe. Soprattutto incontreremo tante peonie fiorite.
Tempo di percorrenza: circa tre ore, considerate anche le soste.
Lunghezza: 6/7 km
Dislivello: trascurabile. L’escursione è quasi tutta in piano, con leggere salite e discese.
Difficoltà: T/E. L’escursione è decisamente agevole, ma qualche tratto richiede maggiore impegno, una certa attenzione ed una minima capacità di orientamento. Vi è un muro a secco da scavalcare. Non essendovi segnalazioni è necessario non perdere di vista chi ci precede. Infine, dato che recentemente è piovuto, è indispensabile calzare delle buone scarpe da trekking con fondo adeguato.
Tipo di terreno:
Interesse: Grandissimo interesse naturalistico per la presenza delle peonie, il cui ciclo di fioritura, quest’anno precoce, è piuttosto breve., e di un vasto bosco di lecci secolari.
Caratteristiche climatiche: la giornata del 14 aprile è prevista come decisamente primaverile.
Al termine dell’escursione è previsto il pranzo presso l’agriturismo di Sa tanca ‘e Santu Ainzu. È indispensabile prenotare, al più tardi entro venerdì 12 aprile, e pertanto chi desidera partecipare al pranzo lo dovrà indicare espressamente. Di seguito sono indicati costo e menu.
Agriturismo Sa Tanca de Santu Ainzu Menù domenica 14 aprile 2024
Antipasti: Salumi e formaggi; Verdure sott’olio o in agrodolce; Impanada mignon
Sformato di verdure con crema di patate al timo; Cipolle ripiene con carne
macinata
Primo: Sucu maduru (Frègula) con funghi cardoncello;
Secondo; Agnello con finocchietti e cardi selvatici
Contorno di patate al forno
Frutta, dolce, caffè e digestivo
€35,00
Avvertenze particolari: nessuna.
Nota: l’escursione potrà subire variazioni!
Di seguito alcune brevi note sulla località che andremo a visitare.
Sa Tanca de Santu ‘Ainzu
Fa parte della più ampia porzione di territorio denominata “Sa Silva”, termine che indica la selva, il bosco del signore, che fosse il maiorale giudicale o il feudatario durante la dominazione spagnola.
Il popolo non poteva accedervi ed il termine sa Tanca lo sottolinea. In genere un terreno chiuso viene indicato con “cunzadu” mentre “tanca” indica un terreno non solo chiuso ma anche precluso ad ogni fruizione collettiva.
In questo ampio pianoro calcareo, prevalentemente boscato, i signori potevano liberamente andare a caccia dove la selvaggina abbondava perché i cacciatori di frodo venivano puniti molto severamente.
Fino alla prima metà del secolo XIX il fondo è appartenuto alla famiglia Manca, i cui componenti erano feudatari del marchesato di Monte Maggiore che comprendeva i paesi di Thiesi, Bessude e Cheremule.
Dopo l’abolizione del feudalesimo in Sardegna (1838) il duca Manca dell’Asinara, dopo aver venduto al Comune di Thiesi i ruderi del palazzo feudale, decise di mettere all’asta i terreni di sua diretta proprietà e, fra questi, sa Tanca di Santu ‘Ainzu.
Nel 1870 circa fece affiggere delle locandine che avvisavano la popolazione della data dell’incanto dei terreni da cedere. Parteciparono alla gara i nobili e i possidenti che furono fatti accomodare in poltrone, mentre i pochi villici si sedettero per terra sulla loro bisaccia in attesa che potessero contendersi gli appezzamenti più piccoli.
Don Enrico Garau si aggiudicò Sa Tanca de Santu ‘Ainzu dove ebbe modo di creare una azienda agro-pastorale di grande rilievo, aggiungendovi i terreni che dall’altopiano occupano la valle del Bidighinzu sino a Su Sauccu.
La presenza della chiesetta romanica di San Gavino ci fa ipotizzare che in passato vi potesse essere un insediamento umano, che non viene citato dalle fonti storiche, forse precedente al medioevo.
Vi era vita nel periodo nuragico testimoniata dalla presenza di un piccolo nuraghe posto vicino alla strada di accesso, e vi doveva essere qualche insediamento neolitico antico che ha lasciato tracce di ceramica cardiale nel territorio indicato come Priestinu.
Non si sa se il feudatario avesse fatto costruire qualche edificio da utilizzare durante la caccia o come abitazione per i suoi pastori; se vi erano sono stati demoliti o integrati in quelli attuali. La complessa azienda agro-pastorale fu costruita quasi completamente da don Enrico Garau, subito dopo l’acquisto con qualche integrazione del figlio Raimondo che ne divenne proprietario. Attualmente possiamo osservare un piazzale sul quale si affacciano diversi edifici: una stalla con sovrastante fienile caratterizzato da aperture ad arco; di fronte a questo una casera e la casetta dei pastori; il lato dell’ingresso ha una seconda casetta dalla funzione poco chiara e, una sorta di ampia tettoia aggiunta recentemente in supporto ai locali dell’agriturismo composti da cucina e sala da pranzo. Sul lato opposto domina la grande villa padronale a due piani che si affaccia sul giardino che circondava la chiesetta romanica e prospettava sulla valle con un belvedere signorile.
Donna Caterina Garau, di Raimondo, che ereditò l’azienda, fece costruire una piccola villa perché il palazzo signorile era troppo impegnativo da tenere aperto.
Dal piazzale si passa, attraverso un cancello, in un’ampia campagna dove si trova una calcara (fornace per la produzione di calce) funzionante a legna. Il calcare presente nella campagna oltre ad essere abbondante è anche di ottima qualità, per cui la calce prodotta era richiestissima. La fornace non sembra molto antica per cui si presuppone che sia stata costruita da don Enrico Garau alla fine del 1800. L’ampia torre è affiancata da uno scivolo che, circondandola, permettere di accedere alla parte alta da un lato e di scendere dall’altra consentendo agli asini carichi di pietrame di poter trasportare le pietre da cuocere. La produzione di calce nell’altopiano era sicuramente molto intensa in quanto recentemente sono state individuate altre quattro fornaci, una delle quali all’interno dell’azienda, forse abbandonata dopo la costruzione della nuova, e altre tre lungo il margine orientale sino al territorio di Bessude, in regione sa Roca de sos Sette Pianos, dove sta l’ultima.
La presenza di pietra calcarea di buona qualità è stata a lungo sfruttata per l’attività di cava e, pare, ripagasse i costi aggiuntivi di viaggio rispetto a quelle presenti in paese. Una delle opere sicuramente costruite con quella pietra è il municipio di Thiesi; in tanti ricordano la fila dei carri a buoi che da sa Tanca raggiungeva “su Palatu”., cioè la casa comunale.
Sul lato opposto dell’altopiano ci si affaccia nella valle del lago Bidighinzu dove don Enrico Garau aveva gli altri suoi possedimenti, acquistati dopo aver venduto i beni di Arbus, paese di provenienza della famiglia, e di Pula, paese di adozione. Proseguendo verso sud, nell’altopiano e nella valle si trovano le aziende di Santu Nigola e di Santu Larentu, ereditate dai figli Giuseppino e Gigi, ed altri terreni divisi fra le figlie.
Il bosco è arrivato sino a noi in buone condizioni di conservazione perché il feudatario lo proteggeva con i suoi rigidi divieti di far legna (il popolo utilizzava gli spazi civici) e dalla famiglia Garau che si limitò a vendere legna ricavata dalle potature e dalla pulizia del sottobosco.
La chiesa
È una chiesetta romanica (1100-1200) molto semplice, armoniosa nelle proporzioni e luminosa nella splendida pietra calcarea, forse costruita da maestranze lombarde.
È costituita da un ambiente ad aula provvista di abside che è un prolungamento semicircolare del presbiterio.
Sui due lati si aprono due monofore (finestre ad un foro) per parte mentre una quinta si trova nell’abside. Nella parete di fondo della chiesa (dove si trova l’abside) vi è, in alto, un’apertura “cruciforme” tipica del periodo romanico; un’altra apertura uguale è stata murata in facciata. L’ambiente ha una volta a botte costruita successivamente, forse nel secolo XIX, in quanto sono stati utilizzati mattoni in cotto. La pavimentazione è in lastre di calcare. La costruzione è provvista di contrafforti (grossi muri di controspinta posti ai lati della chiesa) non originali, costruiti intorno al 1950 dagli attuali proprietari per sostenere la spinta delle volte a botte ed evitarne il crollo. Attualmente non sono visibili tracce emergenti di un centro abitato, ma potrebbero essere state cancellate dalla costruzione del complesso agricolo che le si affianca.
AVVERTENZE
Norme di comportamento da tenersi durante le escursioni
Ogni componente del gruppo durante l’escursione starà sempre dietro l’accompagnatore, non uscendo mai dal sentiero, e ne dovrà seguire scrupolosamente le indicazioni; il non attenersi vale come rinuncia implicita al nostro accompagnamento ed alla assicurazione del CAI.
Cercare di non distanziarsi da chi lo precede. Se ciò fosse avvenuto e ci si trova incerti sul da farsi, fermarsi e aspettare l’accompagnatore in coda al gruppo.
Chi dovesse fermarsi per qualsiasi motivo (necessità fisiologiche, fotografie, ecc.) lasci lo zaino lungo il sentiero in modo che l’accompagnatore che chiude la fila dei partecipanti saprà che deve attenderlo.
Non si lasciano rifiuti di alcun tipo; i rifiuti si riportano a casa (anche quelli degradabili);
Ogni infrazione può essere motivo per l’esclusione alle successive escursioni.
Il Club Alpino Italiano promuove la cultura della sicurezza in montagna in tutti i suoi aspetti.
Pur tuttavia la frequentazione della montagna comporta dei rischi comunque ineliminabili e pertanto con la richiesta di partecipazione all’escursione il partecipante esplicitamente attesta e dichiara.
- di non avere alcun impedimento fisico e psichico alla pratica dell’escursionismo; di essere idoneo dal punto di vista medico e di avere una preparazione fisica adeguata alla difficoltà dell’escursione.
- di aver preso visione e di accettare senza riserva alcuna il Regolamento Escursioni predisposto dal CAI, Sezione di Sassari e le norme di comportamento sopra richiamate.
- di aver letto con attenzione la descrizione e la scheda tecnica della presente escursione (informandosi, quando il caso, con l’accompagnatore responsabile) e quindi di ben conoscere le caratteristiche e le difficoltà della stessa.
- di assumersi in proprio in maniera consapevole ogni rischio conseguente o connesso alla partecipazione all’escursione e pertanto di esonerare fin d’ora il CAI sezione di Sassari e gli Accompagnatori di Escursione da qualunque responsabilità.